di Luca Sforzini, esperto d’Arte e proprietario del Castello di Castellar Ponzano (https://www.valutazione-quadri.it/)
Di Amedeo Modigliani abbiamo fatto un’icona a uso e consumo del romanticismo: bohémien, scapigliato, maledetto. È una scorciatoia che non regge davanti ai quadri. La sua linea non è posa sentimentale: è giudizio. Nei ritratti – amici, mercanti, modelle, Jeanne Hébuterne – la figura viene spogliata di incidenti psicologici e ricondotta a un’essenza architettonica. L’allungamento dei colli, la stilizzazione degli ovali, l’ascetismo delle bocche non riducono l’umano: lo distillano.
Qui sta l’italianità profonda di Modigliani: nella memoria etrusca e nella scultura arcaica che diventano grammatica del moderno. Le sue Cariatidi scolpite, persino quando sopravvivono solo nei disegni, sono la matrice di tutto: colonne viventi, figure-portale. La pittura eredita quella verticalità e la fa respiro lento. L’“occhio senza pupilla”, così spesso frainteso, non è stravaganza: è una sospensione del giudizio che impedisce alla psicologia di invadere la forma.
La materia è meno nota della linea, ma è qui che la pittura si fa pensiero: impasti non levigati, velature contenute, un olio che vibra entro soglie strette, senza compiacimenti. La tavolozza ristretta – ocra, terra, blu severi, neri vellutati – costruisce icone laiche per una città (Parigi) che cercano un altrove (Livorno, l’Egeo, l’antico). In questa tensione tra classicità e povertà, Modigliani diventa moralista: sottrae, asciuga, misura. Non c’è folklore, c’è etica della forma.
C’è poi il tema, decisivo oggi, dell’autenticità. Pochi artisti sono stati falsificati quanto Modigliani. Il motivo è duplice: riconoscibilità formale (facile da imitare male) e vicende biografiche che nutrono la mitologia. Per questo l’expertise non può fermarsi all’“occhio”: servono archivi, catene di provenienza, analisi materiali, radiografie, spettrometrie. La linea “giusta” non è mai solo linea: è processo. Anche nei supporti – trame di tela, chiodature, formati – si leggono pattern non replicabili dal dilettante.
Nel mercato, dunque, poche certezze e molta disciplina: meglio un disegno con provenienza rocciosa che un olio “perfetto” ma genealogia nebulosa. L’artista ci ha insegnato a distinguere l’essenziale dal superfluo: applichiamo la lezione.
Nota da stimatore (cosa verifico sempre)
Supporto (tela/tavola) con trama, chiodatura e deformazioni coerenti; presenza di disegni preparatori e relazioni con la serie delle Cariatidi; radiografie per pentimenti e impaginazioni “modiglianesche”; pigmenti compatibili con l’epoca; provenienze pre-1950 e passaggi in gallerie storiche; coerenza tipologica della firma (quando presente) rispetto al periodo.
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